sabato 28 giugno 2008

Altro che Aria!


Ho ricevuto per l'ennesima volta negli ultimi anni la solita informativa della "scomparsa" dell'auto ad aria e del suo sito "eoloauto". Per ragioni attribuibili a poteri più o meno occulti. L'informazione non è esatta: non può essere scomparsa perché non è mai esistita. Per i curiosi, info su queste macchine sono sempre disponibili in rete all'indirizzo www.mdi.lu.
Vorrei dire che, lavorando io nella pneumatica, dopo la presentazione del prototipo al Motorshow, su indicazione e a nome del mio editore spedii una richiesta ufficiale di intervista ai produttori della macchina, perché ci sembrava una cosa importante da verificare e quindi da pubblicizzare (la data è 01.09.2004). Da allora il buio è assoluto e nessuno vuole rispondere. Ciclicamente il sito cambia le fotogragie dei prototipi e delle versioni; è sempre più povero di dati ma è sempre lì, forse per cercare qualche allocco che finanzi a fondo perso. Un professore universitario del settore mi ha confermato che si tratta di una colossale bufala! Vorrei chiarire che i motori ad aria esistono da decenni e vengono usati correntemente nell'industria, quando non si possono usare altri motori per ragioni di luogo (pericoli di incendio) o di prestazioni. Non si usano mai per ragioni di costo, perché il loro impiego in genere costa di più. L'aria compressa come si sa non si raccoglie sugli alberi ma deve essere prodotta con compressori che, quando la pressione supera i 7/8 bar, diventano delle macchine energivore che dilapidano molta parte dell'energia consumata (pregiata energia elettrica) in calore immesso nell'ambiente. Lo scopo dell'intervista che volevamo fare era appunto quello di verificare insieme ai produttori il bilancio energetico della macchina, cioè quanta energia devo "spendere" per caricare le bombole in relazione a quanta il motore pneumatico me ne restituisce. Ma i costruttori si guardano bene dal rispondere a questa semplice domanda: a loro basta produrre un prototipo con gli investimenti di un miliardario eclettico, poi speriamo che qualcuno finanzi.
L'affaire mi ricorda i costruttori di aerogeneratori italiani: ne sono nati tanti negli ultimi anni, hanno incassato finanziamenti vari e poi sono scomparsi. All'estero gli aerogeneratori si fanno (quelli funzionano davvero) da noi si spendono solo soldi.

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